Precipitato (in chimica)

In chimica analitica il precipitato è la fase solida che si separa da una soluzione per concentrazione oltre il limite di saturazione, per aggiunta di un altro solvente o per azione di uno specifico reattivo che può essere un liquido, un solido, un gas o una loro soluzione.

Concentrando per evaporazione una soluzione di cloruro sodico se ne ottiene un precipitato cristallino. Si ottiene la precipitazione del solfato di calcio aggiungendo alcool a una soluzione acquosa di questo sale; da questa stessa soluzione, attraversata da un flusso di anidride carbonica, si ottiene un precipitato di carbonato di calcio, mentre da una soluzione di nitrato d’argento precipita il cloruro d’argento, aggiungendo una soluzione contenente lo ione cloro.

A seconda dell’aspetto e delle proprietà fisiche, i precipitati possono essere:

  • cristallini
  • amorfi
  • colloidali
  • colorati
  • bianchi
  • pesanti
  • leggeri
  • fioccosi
  • voluminosi

tali caratteri, spesso affatto peculiari di ciascun composto, ne permettono il riconoscimento qualitativo e talvolta il dosaggio quantitativo.

Se il precipitato che si separa da una soluzione è in quantità molto piccola e sedimenta con difficoltà, la soluzione si dice torbida o velata.

I precipitati si separano dal liquido detto “supernatante”, per decantazione, centrifugazione o filtrazione.

LA PRECIPITAZIONE NELL’ACCIAIO INOSSIDABILE AUSTENITICO

L’aggiunta di elementi di lega spesso porta alla formazione di carburi, nitruri e composti intermetallici. Queste fasi non sono sempre auspicabili ed è richiesta una buona conoscenza delle reazioni di precipitazione per evitare la perdita delle proprietà meccaniche e chimiche.